Dai Baitei di Sernio ai Crotti della Valchiavenna: alla scoperta dell'architettura rurale tipica della Valtellina
Sono disseminate in tutta la provincia di Sondrio e sono una meravigliosa testimonianza del passato e della grande capacità dell’uomo di adattarsi a ogni situazione, traendone beneficio. Stiamo parlando dei baitei, dei crotti e dei numerosi esempi di architettura rurale tipica della Valtellina.
Conoscere una meta, non significa solamente ammirare i suoi paesaggi, organizzare escursioni e degustarne i piatti tipici. Soffermarsi su dettagli e luoghi meno noti ma che raccontano comunque la storia di quella destinazione e del popolo che l’ha abitata è un’esperienza altrettanto interessante, che arricchisce i turisti e permette loro di tornare a casa con un bagaglio di conoscenze e curiosità anche più grande rispetto alla partenza.
In Valtellina esistono diversi esempi di architettura rurale che diventano un vero e proprio racconto a cielo aperto della storia e del passato di questo territorio.
I Baitelli, o Baitei, di Sernio
Non lontano da Tirano si trova Sernio, un piccolo borgo rurale che custodisce ancora esempi di baitei. Si tratta di costruzioni che hanno un’origine antichissima (si pensa risalgano al XV secolo a.C.) che nascono dalla necessità della popolazione di creare luoghi dove potersi riparare, conservare le vivande e creare alloggi dove poter accatastare gli attrezzi. Nel corso degli anni gli abitanti non hanno mai distrutto queste costruzioni, anzi, sono sempre state attentamente considerate una vera e propria testimonianza del passato che deve essere conservata e valorizzata. Oggi, Sernio può vantare un piccolo villaggio di baitei, tutti di piccole dimensioni, a base circolare e con una cupola come tetto che, grazie ai lavori di conservazione avvenuti nel corso degli anni, rappresentano una piccola pagina della storia valtellinese.
I mulini valtellinesi
Non lontano da Tirano si trova Teglio. Molti conoscono questo abitato perché ospita la famosa Accademia del Pizzocchero ma pochi sanno che, oltre a questa istituzione, Teglio custodisce anche un meraviglioso mulino, il Mulino Menaglio. Si tratta di uno degli esempi meglio conservati dei tipici mulini ad acqua presenti in tutta la Valtellina e, grazie alle varie associazioni locali, è stato restaurato conservando le strutture e gli attrezzi originali.
Il Mulino si trova nella frazione di San Rocco e, prima di giungere a destinazione, si attraversa la via principale del borgo che è stata addobbata con utensili e attrezzi del passato, per offrire ai turisti un piccolo viaggio indietro nel tempo mostrando loro come si viveva e cosa si utilizzava in passato. Una volta giunti a destinazione, si potrà scoprire la storia del mulino all’interno degli spazi espositivi, ammirare il mulino in funzione e fermarsi in cucina per degustare i prodotti valtellinesi.
Il Mulino dei Plaz, invece, si trova in Aprica e sebbene abbia cessato la sua attività nel 1977 rimane comunque un meraviglioso manifesto storico delle attività e dei lavori che si svolgevano in montagna. Grazie a un importante progetto di recupero, il mulino è stato riqualificato ed è possibile conoscere la storia di questo luogo grazie a una piccola esposizione di materiali legati al territorio e al mulino stesso; tutt’attorno è stato costruito un percorso di coltivazione di grani antichi valtellinesi come grano saraceno, orzo e segale per conservare un presidio di qualità.
Nei pressi di Castello dell’Acqua, un piccolo comune del versante orobico situato dopo Chiuro, ospita tra i suoi boschi il Mulino e pila di Cà dell’Albert, un meraviglioso mulino per la macina del grano saraceno con annessa anche una pila delle castagne e dei cereali. Il mulino è stato recuperato grazie a un intervento del comune che ha reso l’attrazione una scoperta interessante sia a livello turistico sia per scopi didattici.
Anche Bormio ospita un mulino. Di origine medioevale, il mulino Salacrist risale al 1196 e rimase in funzione fino al Novecento; nel seminterrato ospitava il mulino vero e proprio di cui oggi si conservano le macine e la pila per l’orzo. Oggi viene utilizzato come luogo dove organizzare mostre.
A Scarpatetti, il quartiere storico di Sondrio
Scarpatetti, l’antico quartiere contadino di Sondrio, è un vero e proprio must per tutti i turisti in visita alla città. Percorrendo le vie di questa zona è possibile fare un tuffo nel passato e ammirare – in tutta la loro unicità – le tipiche abitazioni di un tempo. Si tratta di case realizzate in pietra con ballatoi di legno che hanno mantenuto intatte le loro caratteristiche rurali diventando così una tappa imperdibile per chi si trova a Sondrio. Inoltre, gli abitanti di Scarpatetti sono soliti addobbare le abitazioni con richiami alla vita di un tempo come, per esempio, stemmi gentilizi, lampade o semplici fiori che rendono un piccolo scorcio un angolo da fotografare.
Tra i crotti della Valchiavenna
Altra forma di architettura tipica della provincia di Sondrio sono i crotti della Valchiavenna. Si tratta di cantine naturali nate a seguito di frane dove al loro interno spira il sorel – tratto distintivo del crotto – ovvero una corrente d’aria a temperatura costante che rende l’ambiente il luogo ideale per la maturazione del vino e la stagionatura di insaccati, salumi e formaggi. Oggi molti di questi crotti sono aperti al pubblico e si sono trasformati in ristoranti che propongono una cucina tipica montana; ne è un esempio Chiavenna, la città più importante di questa valle, che ospita numerosi crotti dove è possibile degustare i gnocchetti chiavennaschi, la brisaola e altre specialità tipiche di questa valle. Sempre a Chiavenna, ogni anno durante il mese di settembre, si svolge la Sagra dei Crotti, una manifestazione nata nel 1956 che mira a valorizzare e far conoscere ai turisti i crotti e le antiche tradizioni che ruotano attorno a questi luoghi. Quest’anno l’appuntamento è in programma il 7, 8, 14 e 15 settembre.
I lavatoi della bassa Valtellina
Non lontano da Morbegno, nascosti tra le vie di piccoli borghi, si possono ammirare lavatoi che regalano, anch’essi, un tuffo nel passato. I lavatoi sono semplici vasche di diverse dimensioni che venivano utilizzate un tempo dalle donne del paese per rinfrescare gli abiti della famiglia; l’occasione diventava perfetta anche per chiacchierare insieme ad amiche e conoscenti, trasformando così il lavatoio in un vero e proprio luogo di aggregazione e ritrovo. Ogni lavatoio è un pezzo unico ed è frutto del sapere artigianale di uomini che ogni giorno allenavano il loro ingegno per dare vita a opere d’arte. Civo è uno dei paesi della bassa Valtellina che vanta un buon numero di lavatoi e fontane e, al fine di valorizzare questo patrimonio etnografico, il comune insieme alla Fondazione Cariplo ha realizzato un progetto di valorizzazione censendo e ristrutturando fontane e lavatoi presenti qui. L’intero lavoro è stato raccolto in una brochure che contiene informazioni e una proposta di itinerario che permette di andare alla scoperta di questi possenti manufatti.
I calècc della Valgerola
Restando nei dintorni di Morbegno, ma questa volta spostandosi verso la Valgerola, è possibile identificare il calècc, una capanna che in passato serviva per produrre il formaggio in maniera itinerante. Le mura del calècc sono realizzate seguendo il metodo dei muretti a secco, impilando quindi i sassi senza utilizzare materia legante; non ha una copertura fissa, ma veniva messa di volta in volta in base alla necessità e consisteva in un telone impermeabile sorretto da delle pertiche. All’interno, una volta accesso il focolare, si procedeva alla preparazione del latte e, quindi, del formaggio.
I càrden della Valchiavenna
I càrden sono costruzioni tipiche della Valchiavenna e, in particolare, della val San Giacomo dove il piano terra veniva costruito con la pietra – materiale utile per non far salire l’umidità dal terreno - mentre i piani superiori con travi di legno. Queste antiche abitazioni sono tutt’ora visitabili grazie a ‘Le Vie dei Càrden’, un itinerario che si snoda lungo i caratteristici càrden della Valchiavenna e accompagna i turisti alla scoperta di usi e costumi.
Molto simili ai càrden della Valchiavenna sono le bàite della zona di Bormio, chiamate Tee a Livigno. Si tratta di esempi di tradizionale casa del bormiese dove il basamento era in pietra mentre il resto della costruzione veniva realizzato con il legno. Al loro interno presentavano la classica sc’tua rivestita in legno con la stua mentre nel piano inferiore si trovava la cantina e la stalla. I turisti possono ammirare le antiche bàite nei dintorni di Bormio e, in particolare, nei borghi di Madonna dei Monti, Niblogo e Plàzzola.
Per maggiori informazioni:
Comunicato stampa del 09-05-2024
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